domenica 22 agosto 2010

La sovranità popolare non si esaurisce nel momento delle elezioni, ma si esercita nella difesa della Costituzione

Il richiamo, tanto ossessivo quanto ovvio e pleonastico, della propaganda governativa al consenso ottenuto nelle elezioni come fonte della legittimità a governare, è servito, in questi primi due anni, come argomento di copertura dei ricorrenti tentativi del Governo di imporre al corpo elettorale strappi all’ordinamento giuridico democratico e prevaricazioni della legge comune tuttora vigente, aventi come scopo -inespresso, ma non per questo meno palese- il cambiamento della Costituzione del 1948 e l’instaurazione di una Repubblica presidenziale, dai connotati autoritari, al posto della Repubblica democratica e parlamentare: il programma, cioè, della P2, condiviso in pectore dai ceti dominanti più chiusi e retrivi e da ampi strati della borghesia medio-piccola, in cui il virus del ‘fascismo’ non sembra mai estinguersi, ma è pronto a ridestarsi non appena gli anticorpi democratici danno segni di indebolimento.
Lo stesso argomento viene reiterato oggi, di fronte al fallimento evidente di questo disegno eversivo e alla lacerazione interna della stessa maggioranza, per impedire la formazione di una maggioranza parlamentare alternativa e di un nuovo Governo con il compito precipuo di varare rimedi d’urgenza allo sfacelo economico, finanziario, sociale e culturale in cui il paese è stato gettato e di ripristinare il corretto gioco democratico attraverso la soppressione di una legge elettorale truffaldina, che il Centro Destra si ritagliò a proprio uso e misura e il Centro Sinistra non ebbe l’intelligenza e la volontà di cambiare, incantato dalla fata morgana del ‘bipolarismo’: un sistema che ha, di fatto, sacrificato il fondamentale principio della ‘rappresentanza’ sull’altare di una ‘governabilità’ male intesa e mal realizzata , predisponendo, come si è visto, un piano inclinato verso soluzioni populistiche ed antidemocratiche.
Rifiutandosi di prendere atto della fine del proprio progetto politico –contrastato efficacemente dall’esterno e, ora, anche dall’interno, da tutte le forze politiche fedeli ai principi e allo spirito della Costituzione e combattuto dai movimenti popolari che di fronte al pericolo incombente sono scesi nelle piazze- il Governo Berlusconi cerca di sopravvivere additando come lesiva della sovranità popolare ogni ipotesi di maggioranze e di governi, nati in Parlamento, diversi da quello voluto dagli elettori, che –si argomenta - hanno scelto un leader e un programma.
Ma, poi, di fronte al fatto che, per la frattura che si è creata al’interno del Popolo della libertà, la maggioranza originaria non c’è più, tenta, da una parte –con palese incoerenza- di sostituirla con una maggioranza surrettizia raggiungibile con una campagna acquisti, odiosa e fraudolenta, o spera, dall’altra, con un sussulto demagogico, di riacquistare consensi, spaccando il paese e impegnandolo nella battaglia campale di nuove elezioni, che non resterebbero senza conseguenze negative per tutti e che, qualunque sia il loro esito, non segnerebbero, comunque, la vittoria di un uomo ormai finito e in balìa dei suoi promoter e alleati, certamente non disinteressati e solo strumentalmente interessati alle sue sorti personali e alle sue fantasie politiche.
La via della ragione e della saggezza è, invece, proprio quella della prassi indicata nella Costituzione: i cittadini eleggono i propri rappresentanti in Parlamento. Ma le scelte dei rappresentanti eletti non sono sottoposte a vincolo di mandato. Se un Governo cade, prima di sospendere traumaticamente una legislatura, bisogna accertare se c’è la possibilità di formarne un altro. E oggi vi sono tutti i motivi che giustificano la formazione di una nuova, ampia, maggioranza e di un nuovo Governo, politico e non tecnico, ma nel senso più generale del ripristino e della riaffermazione di condizioni e regole condivise, a partire da una nuova legge elettorale che coniughi in modo più equilibrato governabilità e rappresentatività delle forze esistenti nella società. In assenza della quale i risultati delle elezioni continueranno ad essere drogati, a mortificare le minoranze, ad assegnare a maggioranze solo relative un potere eccessivo, nell’illusione di superare un’instabilità, che nasce da forzature ed arbitri insopportabili e che solo la buona e autorevole politica può efficacemente superare.
E’ tempo di una mobilitazione popolare che insegni, a chi finge di non saperlo, che cos’è sovranità, che cos’è democrazia.